martedì 9 giugno 2009
La psicologia al volante
Vi è mai capitato di stupirvi della diversità di atteggiamento di un vostro conoscente alla guida di un'auto? Oppure di dibattere se le donne al volante siano più pericolose degli uomini?
Ebbene, sappiate che esiste uno specifico settore della psicologia che studia il comportamento delle persone in quanto automobilisti che si chiama psicologia viaria.
Il traffico rappresenta una condizione nociva d'intensa stimolazione esterna e, come tale, è un'indubbia fonte di stress. Il fatto poi che ad esso di solito si abbinino altri stress urbani come l'eccessivo rumore e l'inquinamento ne potenzia l'effetto stressogeno. Il sommarsi dell'azione di vari elementi stressogeni ha effetti sul sistema endocrino e in particolare sulla produzione di corticosteroidi e a lungo andare, può anche causare alterazioni dell'umore, della pressione e del livello di colesterolo, nonché aumentare il consumo di alcol e sigarette.
Per quanto riguarda invece gli stereotipi di genere sulla guida di uomini e donne, ci sono molti miti da sfatare.
Primo fra tutti è i dati indicano chiaramente che, a parità di chilometri percorsi, tra maschi e femmine non ci sono differenze significative per quanto riguarda il numero di incidenti. Mentre per quanto riguarda la gravità degli incidenti le differenze sono molto significative.
La stragrande maggioranza di incidenti gravi o mortali, infatti, è provocata da uomini e la prima causa è sempre l'eccesso di velocità, seguita da guida pericolosa (sorpassi azzardati, manovre non consentite, ecc.) e da guida in stato di ebbrezza e/o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.
Le donne alla guida hanno invece incidenti di lieve entità (cioè che non provocano morti o feriti), dovuti per lo più a errori di distrazione, imperizia o indecisione.
La lettura che la psicologia viaria dà di questi dati è che le donne in genere si sentono meno sicure al volante, hanno più paura della velocità e delle conseguenze delle loro azioni (ad esempio investire qualcuno). Di conseguenza sono più attente, più prudenti e più rispettose del codice della strada e dei limiti di velocità. Se hanno un incidente, di solito accade in percorsi conosciuti o nei dintorni della propria abitazione, nei quali è più facile "abbassare la guardia" e fare meno attenzione.
Gli uomini, invece, hanno meno paura e molta più fiducia nelle loro capacità, si percepiscono molto più sicuri al volante e tendono pertanto ad avere una guida spericolata e meno rispettosa del codice stradale e, in particolare, dei limiti di velocità.
A questo si aggiunge l'incoscienza del pericolo, la scarsa consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni e una percezione distorta di invulnerabilità e di "immunità dagli incidenti" che porta ad avere spesso comportamenti a rischio (come bere o assumere droghe prima di mettersi al volante) perché "tanto non capita a me".
Gli uomini considerano la velocità più eccitante che pericolosa e hanno una percezione falsata della loro oggettiva capacità di controllo legata alla prontezza di riflessi, visto che il tempo di reazione è in media di 1 secondo (e tale resta a qualsiasi velocità si guidi).
Inoltre è sempre tra gli uomini che si riscontrano maggiormente i casi di "recidiva", cioè di automobilisti multati più volte, o a cui è stata ritirata la patente, che continuano a ripetere le stesse infrazioni per cui sono stati sanzionati in precedenza.
Alla base dei diversi comportamenti alla guida ci sono insomma atteggiamenti diversi che, è bene ricordarlo sempre, sono frutto di valutazioni cognitive personali e di variabili culturali e, come tali, modificabili. E questo è per l'appunto lo scopo della psicologia viaria a sostegno della sicurezza stradale: la prevenzione.
Comunque, ora sapete perché gli uomini vanno a 200 km in autostrada e le donne rompono il fanaletto posteriore parcheggiando sotto casa!
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