mercoledì 16 settembre 2009

ADDIO A JERVIS

Durante la pausa estiva, ed esattamente il 3 agosto, moriva a 76 anni nella sua casa romana Giovanni Jervis, uno degli esponenti più illustri della psicologia italiana. Nato a Firenze nel 1933, quando aveva solo undici anni il padre venne catturato e ucciso dai nazisti. Professore di Psicologia dinamica alla Sapienza di Roma dal 1977, psichiatra e psicanalista freudiano, nella sua lunga e illustre carriera Jervis aveva collaborato con personalità scientifiche di spicco come l'etnologo Ernesto De Martino e lo psichiatra Franco Basaglia. Jervis ammirava il padre dell'antipsichiatria italiana, colui che fece chiudere i manicomi, ma era assai critico sul modo in cui venne applicata la legge che ne porta il nome. Denunciò pubblicamente "il dilagare degli psicofarmaci" e degli opedali privati "sovvenzionati e non migliori di quelli pubblici" che la miope applicazione della 180 aveva prodotto, ma soprattutto le condizioni di "migliaia di persone abbandonate a loro stesse": i malati psichiatrici e le loro famiglie. Affiancò la pratica clinica e accademica ad un'intensa attività editoriale, pubblicando numerosi volumi tra i quali ricordiamo:
  • Manuale critico di psichiatria, Feltrinelli, Milano, 1975;
  • Il buon rieducatore, Feltrinelli, Milano, 1977;
  • Presenza e identità, Garzanti, Milano, 1984;
  • La psicoanalisi come esercizio critico, Garzanti, Milano, 1989;
  • Fondamenti di psicologia dinamica, Feltrinelli, Milano, 1993;
  • Sopravvivere al Millennio, Garzanti, Milano, 1996.
Da parte mia e di quanti ne studiarono l'opera e ne apprezzarono l'onestà intellettuale, l'acume clinico e la profondità umana
grazie professore.

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