mercoledì 29 aprile 2009

Come rapportarsi con la disabilità?

Oggi si parla sempre più spesso di "disabili" o "persone diversamente abili" e, per fortuna, sempre meno di "handicappati". Ma il problema su come rapportarsi alla disabilità resta, soprattutto perché a costituire un handicap non sono tanto gli incidenti o le malattie, quanto piuttosto le persone - disabili e non - con i loro atteggiamenti, pregiudizi, opinioni, comportamenti.
Ciò di cui tutti - disabili e non - abbiamo bisogno è il rispetto ed è da questo che si deve partire nel rapportarsi alla disabilità.
Ecco alcune buone prassi da adottare per costruire un atteggiamento rispettoso:
  • evitare atteggiamenti pietistici e compassionevoli. Essere compatiti non solo fa sentire in una posizione d'inferiorità, ma rappresenta anche un grosso ostacolo alla conoscenza dell'altro. Una modalità relazionale pietistica porta a una perdita di dignità reciproca e può far scattare reazioni di rabbia, rifiuto e ribellione in chi si sente commiserato per ciò che appare e non visto per ciò che è.
  • evitare atteggiamenti invadenti o di curiosità morbosa. Ognuno di noi, disabile e non, ha bisogno e diritto al rispetto della sua privacy, oltre che alla libertà di scegliere a quali persone confidare aspetti riservati di sé e della propria quotidianità.
  • saper aiutare. Per essere davvero d'aiuto a una persona disabile bisogna imparare ad aiutare con discrezione (cioè senza gesti esagerati e plateali), con rispetto (cioè senza prima aver chiesto al diretto interessato come vuole che lo si aiuti) e, soprattutto, con un atteggiamento di reciprocità (cioè lasciando aperta la possibilità relazionale che anche il disabile possa ricambiare ed essere d'aiuto a sua volta). La reciprocità rende le relazioni paritarie e libera da ruoli rigidi e prefissati, evitando al disabile la frustrazione di sentirsi una persona che prende, ma che non ha nulla da dare.
  • rispettare le regole della vita civile. Non parcheggiare nei posteggi riservati ai disabili, non ingombrare i marciapiedi trasformandoli in percorsi a ostacoli e non ostruire gli scivoli d'ingresso per accedere agli edifici peggiorando la già vergognosa diffusione di barriere architettoniche sono gesti semplici, ma indispensabili per una convivenza civile.
  • considerare l'autonomia come la capacità di organizzare e non tanto di fare le cose. Non bisogna infatti confondere autonomia con autosufficienza. Un disabile può essere non autosufficiente, ma ciò non toglie che si possa - e si debba - favorire il più possibile l'accrescimento della sua autonomia, intesa come responsabilità dell'organizzazione della propria vita, per cui è indispensabile il sostegno di una rete sociale nel proprio ambiente di vita.
  • anche i disabili incontrano delle difficoltà nell'affrontare la propria disabilità. Essere consapevoli di questo deve aiutare i così detti "normali" a capire i problemi di accettazione e di ri-organizzazione della propria vita, la rabbia e la tristezza, l'atteggiamento vittimistico o di eccessiva dipendenza che un disabile può provare, inquadrandoli come momenti critici di un percorso di crescita e di adattamento creativo che richiede tempo, fatica e tanto sostegno.

SISTERS DO IT BETTER!

Un recente studio inglese, condotto su quasi 600 persone, ha rilevato una maggiore apertura e coesione familiare, nonché una migliore qualità di comunicazione, nelle famiglie in cui ci sono figlie femmine. Sembra però, sempre a partire dai dati raccolti da questo studio, che a beneficiare della presenza di pargoli di sesso femminile, oltre alla famiglia nel suo complesso, siano soprattutto i fratelli. Gli uomini cresciuti con una o più sorelle, infatti, mostrano in età adulta maggiore equilibrio e competenza sociale, oltre a una maggiore facilità ad esprimere le proprie emozioni. Mentre quelli che provengono da famiglie senza figlie risultano viceversa più stressati, meno equilibrati e con minori capacità introspettive. A cosa sarebbe dovuta questa differenza? La risposta dello psicologo che ha condotto lo studio, il prof. Cassidy, è la comunicazione. La possibilità per un maschio di crescere in un ambiente familiare in cui vi sia una presenza femminile, in particolare tra pari, cioé nel sottogruppo dei figli, sembra la chiave per un miglior equilibrio e benessere psicologico. L'espressione delle emozioni, favorita dalla presenza femminile, è infatti un ingrediente essenziale per la qualità delle relazioni e quindi della vita delle persone. Quello che ancora non sappiamo è se le femmine abbiano queste maggiori competenze comunicative perché sono più predisposte o, più probabilmente, perché la loro educazione consente loro di svilupparle meglio. In un caso o nell'altro, dedico questo post a mia sorella!

IL CERVELLO. ANATOMIA ELEMENTARE

Il cervello umano è la struttura più complessa finora conosciuta. Tutto quello che sappiamo su di esso - e soprattutto tutto quello che ancora NON sappiamo - confermano questa affermazione. Il cervello è composto da ben cento miliardi di neuroni e da un numero ancora superiore di cellule ausiliarie con funzioni di nutrimento e sostegno del sistema nervoso dette neuroglia. I neuroni, o cellule nervose, costituiscono l'unità di base della struttura e delle funzioni cerebrali e compongono la corteccia cerebrale (o neocorteccia), responsabile di tutte le forme di esperienza cosciente, come la percezione, l'emozione e il pensiero.
Un neurone è una cellula formata da tre parti principali: il corpo cellulare, i dendriti e un assone. Questi ultimi due elementi contraddistinguono i neuroni da tutte le altre cellule del nostro organismo. I dendriti appaiono come una struttura arboriforme con moltissime ramificazioni che ricevono gli impulsi bioelettrici dagli altri neuroni. E' un po' come se in ogni neurone ci fosse una sorta di centralino telefonico che raccoglie e convoglia tutte le informazioni in entrata. L'assone è il "cavo di uscita" di questo sistema, tramite il quale il neurone può mandare impulsi agli altri neuroni. Se volete vedere neuroni, assoni e dendriti, ammirate queste bellissime immagini pubblicate su flickr: http://www.flickr.com/photos/neurollero/sets/366106/show
Il cervello umano ha un'attività straordinaria: tutti i neuroni "comunicano" fra di loro, scambiandosi delle informazioni nelle sinapsi. Pensate che ogni singolo neurone ha con gli altri neuroni dai 1000 ai 10000 punti di contatto, le sinapsi, appunto. E' come se i neuroni si telefonassero in continuazione e a una velocità per noi inimmaginabile. Neppure se tutti gli abitanti di una città grande come New York chiamassero contemporaneamente tutti i numeri dell'elenco telefonico riuscirebbero ad eguagliare il numero di contatti che i nostri neuroni hanno in un solo secondo, e per di più in maniera così economica e silenziosa - nessuna compagnia telefonica è capace di tanto!
Per darvi un'idea di quanto sia formidabile quello che queste piccole cellule fanno continuamente nel nostro cervello, pensate che dei matematici hanno calcolato che il numero delle possibili permutazioni e combinazioni dell'attività cerebrale, che quindi corrisponde al numero degli stati mentali, sia più grande del numero delle particelle elementari dell'universo conosciuto.
E' incredibile che tutto quello che noi possiamo pensare, creare, provare, sognare, ricordare, percepire o immaginare sia opera di questo organo rugoso, grigiastro e gelatinoso che pesa poco più di un chilo!
I neuroni comunicano attraverso molecole complesse chiamate neurotrasmettitori che modulano l'attività cerebrale, come ad esempio la serotonina, la dopamina, la noradrenalina e il GABA (acido gamma-amino-butirrico). I motoneuroni, invece, sono quelle cellule nervose che trasportano i "comandi" di movimento dal sistema nervoso centrale ai muscoli attraverso il midollo spinale.
Il cervello è diviso in due emisferi speculari con funzioni specifiche. L'emisfero destro presiede all'elaborazione spaziale, al riconoscimento dei volti e ad alcuni aspetti della percezione e della produzione musicale. L'emisfero sinistro presiede al linguaggio, alla scrittura e al calcolo. Ciascun emisfero è a sua volta diviso in quattro lobi: frontale, parietale, temporale e occipitale. In linea di massima, si può affermare che ogni lobo abbia la sua "specialità". Il lobo occipitale, ad esempio, (quello che sta sopra la nuca) si occupa prevalenemente della visione. Quello temporale (come dice la parla stessa, indica la porzione di cervello all'altezza delle tempie, intorno alle orecchie) governa l'udito, la parola e a percezioni visive complesse. Il lobo parietale (situato all'apice del capo), invece, presiede ai processi sensoriali, all'attenzione e al linguaggio. Infine, il lobo frontale (che sta dietro la fronte) è il più misterioso e affascinante, perché deputato ad emozioni e capacità mentali estremamente complesse. Tutte le facoltà mentali superiori come il ragionamento astratto, la saggezza e il senso morale sono attribuibili all'attività di questa zona cerebrale.
I paleoantropologi sostengono che la nostra evoluzione sia stata fortemente influenzata dallo sviluppo di quest'area. Studiando e confrontando i teschi dei nostri antenati è ben visibile come dalle scimmie antropomorfe e dagli australopitechi, passando per le varie specie di homo, fino ad arrivare alla nostra, sia evidente un progressivo ampliamento della parte anteriore della calotta cranica, proprio per "far posto" ai lobi frontali. Questo maggior sviluppo dell'area frontale ci rende "animali pensanti", che ragionano (anche se, come disse Twain, se ne potrebbe discutere!).
I due emisferi cerebrali sono collegati tra loro da un grosso fascio di fibre nervose, chiamato corpo calloso.
Il cervello è collegato al midollo spinale attraverso il tronco dell'encefalo, formato da midollo allungato, mesencefalo e ponte di Varolio. Queste strutture appartengono alla parte più "primitiva" del nostro cervello (cioè a quella più vecchia da un punto di vista evolutivo) che controlla le funzioni vegetative, come la respirazione e il ritmo cardiaco.
All'interno del cervello si trovano anche altre strutture che formano il sistema limbico: i gangli della base importanti per il movimento), il talamo (principale relè dei dati sensoriali in ingresso), l'ipotalamo (regola l'attività degli organi interni e integra i segnali provenienti dal sistema nervoso autonomo), l'amigdala (fondamentale per le emozioni) e l'ippocampo (svolge un ruolo nella memoria, nell'apprendimento e nelle emozioni). Infine, sotto i lobi occipitali, all'altezza della nuca, c'è il cervelletto (chiamato così perché sembra un cervello in miniatura) che governa l'equilibrio e la coordinazione dei movimenti.
Il sistema nervoso centrale è composto dal cervello e dal midollo spinale.
La formazione del cervello è regolata sia geneticamente, sia dall'ambiente, ma lo sviluppo e la strutturazione del cervello, e in particolare della corteccia, sono modulati dall'esperienza.
Insomma, come disse il celebre genetista François Jacob, è vero che siamo programmati geneticamente, ma siamo programmati per apprendere.

venerdì 24 aprile 2009

IL CERVELLO E LA DONNA OGGETTO

Negli ultimi decenni, a partire dalle proteste femministe, c'è una critica diffusa verso il modo in cui i media rapprentano le donne. L'accusa è che pubblicità, internet, carta stampata e televisione offrano un'immagine eccessivamente sessualizzata e reificante (che lo trasforma cioé in un oggetto) del corpo femminile, che mostra la donna come una cosa anziché come una persona. Recentemente, una ricercatrice americana, Susan Fiske, ha confermato in sede sperimentale la fondatezza di queste critiche. Questa studiosa ha infatti condotto un esperimento nel quale venivano mostrate foto di uomini e donne, sia vestiti che seminudi, a un gruppo di persone la cui attività cerebrale era monitorata con la risonanza magnetica funzionale (ovvero quella tecnologia capace di "fotografare" in immagini tridimensionali le variazioni di irrorazione sanguigna delle diverse aree del cervello). Normalmente quando osserviamo altri esseri umani nel nostro cervello si attivano delle aree particolari legate al processamento degli input umani che segnalano il riconoscimento del nostro simile e sentimenti "sociali" come ad esempio l'empatia. Quando guardavano foto di donne seminude, negli uomini eterosessuali partecipanti a questo esperimento si "accendevano" invece aree cerebrali legate alla manipolazione degli utensili. Questa reazione era tanto più marcata, tanto più era elevato il loro livello di sessismo, valutato attraverso un apposito questionario somministrato prima dell'inizio dell'esperimento. Un simile dato non fa che sostenere il buon senso dando prova di quanto siano pericolosi gli effetti dell'attuale rappresentazione mediatica femminile che porta a una deumanizzazione delle donne e molto spesso anche delle bambine, parimenti (s)vestite e atteggiate in modo sempre più provocante ed esplicito da oggetto-del-desiderio. Occorre fare molta attenzione perché la reificazione delle persone denota un atteggiamento psicologico fortemente discriminatorio fondato sul peggiore dei pregiudizi: considerare l'altro come non-umano. La storia ci insegna quanto questo pregiudizio fosse radicato nella percezione dei persecutori di persone appartenenti ad altre culture o religioni. Gli africani non erano considerati esseri umani dagli schiavisti, così come non lo erano gli indios da parte dei conquistadores, o gli ebrei dai nazisti e sappiamo quanto l'elenco potrebbe essere lungo. La buona notizia però è che il sessismo, come ogni altra discriminazione, è un prodotto culturale che i media, quali strumenti creatori e diffusori della cultura, oltre alle agenzie educative, possono attivamente influenzare e modificare.

giovedì 23 aprile 2009

DARE TEMPO ALLE EMOZIONI

Una recente ricerca condotta dal team del celebre neurologo portoghese Antonio Damasio ha rivelato che l'esposizione troppo rapida a filmati e immagini non lascia in chi le guarda il tempo sufficiente per lo sviluppo di reazioni emotive complesse. Se per provare emozioni primarie come la rabbia o la paura basta un secondo, per emozioni complesse come l'ammirazione o la compassione servono almeno 6-8 secondi. Questo significa che la velocità con la quale le notizie si susseguono e si sovrappongono è fondamentale perché ci possa essere in chi le guarda una reazione emotiva adeguata. Altrimenti il rischio è quello di suscitare soltanto indifferenza, ovvero l'antitesi di tutte le emozioni. Rallentare il ritmo del flusso d'informazione dei vari media (tv, internet, videogiochi, pubblicità, ecc.)è molto importante perché consente una risposta emozionale completa allo stato psicologico degli altri, che viene appresa e ricordata in maniera duratura. Emozioni come l'ammirazione e la compassione sono fondamentali perché alla base del senso morale, del comportamento empatico e dello sviluppo del sistema di valori che regolano le relazioni sociali e la convivenza civile.

mercoledì 22 aprile 2009

LA VIOLENZA PSICOLOGICA

La violenza psicologica è una forma di maltrattamento, forse meno evidente della violenza fisica (cui peraltro si accompagna quasi sempre), ma di certo altrettanto dannosa. Esistono molti tipi di violenza psicologica:
  • UMILIAZIONE - pesanti, profonde e continue critiche, svalutazioni, offese volte a convincere la persona, adulto o bambino, di non valere nulla
  • REIFICAZIONE - trattare una persona come un oggetto di proprietà esclusiva, in modo possessivo, controllante e manipolatorio
  • DEPRIVAZIONE - controllo e limitazione dei rapporti sociali per isolare e privare una persona del sostegno della sua rete di conoscenze/amicizie
  • INTIMIDAZIONE - terrorizzare usando minacce e comportamenti violenti e improvvisi (es. rompere oggetti, scaraventare mobili)
  • SQUALIFICAZIONE - negare e distorcere la realtà, confondendo la vittima fino a farle considerare normale e meritata la violenza che sta subendo
  • PERSECUZIONE o STALKING - ovvero tutti gli atti persecutori (spiare, pedinare, tempestare di telefonate/sms/mail, fare incursioni sul posto di lavoro, aspettare sotto casa, ecc.)che fanno sentire la persona in trappola, perennemente controllata e in un continuo stato di allarme
La violenza psicologica segna profondamente la persona che la subisce, causando grandi sofferenze, attaccando l'autostima e la fiducia in se stessi e, nel caso di bambini e adolescenti, incidendo sullo sviluppo della loro personalità.

Cosa fare se un'amica/collega/parente è vittima di violenza?

L'unica cosa da fare per sapere se una donna è vittima di violenza è parlargliene, privatamente e con rispetto. Iniziate il discorso dalle vostre osservazioni:
  • ad esempio che la vedete spesso stressata, preoccupata e infelice,
  • o che avete notato che si fa spesso male (fratture, ematomi, bruciature, ufficialmente per cadute, incidenti, ecc.)
  • o che ultimamente ha sempre mal di testa(o mal di stomaco, tachicardia, insonnia, spossatezza, agitazione, inappetenza)
  • o che si assenta spesso in ufficio e sul lavoro non è più concentrata e puntuale come prima,
  • o che suo marito (o fidanzato, o ex) si presenta molto spesso a lavoro o la chiama continuamente in ufficio,
  • oppure che le avete visto dei lividi sul collo (o altre ferite in altre parti del corpo).
Esprimetele la vostra preoccupazione e la vostra disponibilità, dicendole semplicemente che vi dispiace vederla così, che siete preoccupate per lei e volete aiutarla e che se ha bisogno di qualcuno con cui parlare, può contare su di voi e sulla vostra riservatezza.
Chiedetele cosa c'è che non va, che cosa le sta succedendo e se c'è qualcosa che potete fare per lei. Ma non aspettatevi che si confidi subito con voi, non è facile uscire dal silenzio superando paura e vergogna. Può capitare anche che la propria offerta di aiuto venga respinta con rabbia perché "va tutto benissimo". Quello che potete fare è continuare a fare sentire a questa donna la vostra presenza, mantenendo un atteggiamento comprensivo, rispettoso e non giudicante che vi permetta di guadagnare nel tempo la sua fiducia. Se, invece, la vostra amica/parente/collega si confida con voi e vi racconta di essere vittima di violenza:
  • CREDETE A QUELLO CHE VI DICE le vittime di violenza hanno paura di non essere credute perché spesso gli abusanti in pubblico si comportano in modo insospettabile
  • PRENDETE SUL SERIO I SUOI TIMORI potrebbe aver subito minacce concrete e avere fondate paure per la propria incolumità o per quella dei suoi figli/parenti/amici
  • OFFRITE IL VOSTRO AIUTO fate quello che potete e che vi sentite di fare e aiutatela a trovare altre persone che possano aiutarla (accompagnandola in un centro antiviolenza, o a sporgere denuncia, o da uno psicologo/avvocato, ecc.)
  • ASCOLTATE COSA VI RACCONTA in modo empatico e non giudicante
  • NON GIUDICATE LA SUA APPARENTE PASSIVITA'ma siate comprensive con lei anche se sembra incapace di reagire, è un cambiamento difficile
  • SOSTENETE I SUOI PUNTI DI FORZA per costruire in lei la fiducia nelle sue risorse e nella possibilità di farcela
  • ACCETTATE L'AMBIVALENZA DEI SUOI SENTIMENTI soprattutto quando l'abusante è il partner è normale che si provino emozioni contrastanti: amore, paura, sofferenza, speranza, rabbia e senso di colpa
  • DITELE CHE LA VIOLENZA E' UN REATO ED E' COLPA DI CHI LA FA l'aiuterete a non colpevolizzarsi credendosi responsabile di quello che le è successo
  • SOSTENETE LE SUE SCELTE e rispettatele anche se non le condividete o se non rientrano nelle vostre aspettative di soluzione

BUON COMPLEANNO RITA!

Oggi la neuroscienziata italiana Rita Levi Montalcini compie un secolo di vita.

Passione per la conoscenza, dedizione alla ricerca e grandissima determinazione hanno caratterizzato i suoi primi cento anni, portandola a scoperte determinanti, come quella del fattore di crescita del sistema nervoso (NGF) nel 1951, allo sviluppo di nuove discipline come la psicobiologia (lo studio dei rapporti tra meccanismi nervosi e comportamento) e la neuropsicologia (lo studio delle alterazioni comportamentali indotte da deficit del sistema nervoso) nonché alla vittoria del Premio Nobel per la Medicina nel 1986.

Il fattore di crescita del sistema nervoso è una molecola proteica prodotta dai neuroni e da alcune ghiandole endocrine in grado di stimolare la crescita di tutte le cellule nervose sia durante lo sviluppo embrionale(cioé quando il sistema nervoso si forma insieme a tutti gli altri sistemi e apparati dell'organismo) sia in seguito, nel corso di processi di ristrutturazione e di riparazione dei circuiti nervosi.

L’NGF dimostra che il cervello e il sistema nervoso si sviluppano non solo in base a un programma genetico, ma anche in base all'esperienza e all'apprendimento.

Con la scoperta che il sistema nervoso non è una struttura rigidamente predeterminata, ma una struttura plastica, cioé capace di cambiamento, adattamento e ristrutturazione.

Il fattore di crescita del sistema nervoso appartiene ai sistemi di regolazione della crescita e del differenziamento cellulare e la sua scoperta è stata fondamentale per lo studio di:

  • malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer e di Parkinson,
  • malattie che colpiscono la sensibilità periferica come la lebbra, il diabete o l'AIDS
  • malattie autoimmuni come la sclerodermia e il lupus sitemico
Rita Levi Montalcini ha pubblicato moltissimi saggi e articoli scientifici tra cui:
  • La galassia mente, Mondolibri, Milano, 1999

  • Elogio dell'imperfezione, Garzanti, Milano, 1988

  • NGF : apertura di una nuova frontiera nella neurobiologia, Theoria, Roma, 1989
A lei vanno i migliori auguri per una vita vissuta in pienezza e con grande coraggio, la gratitudine per l'enorme contributo dato al progresso nella conoscenza del nostro cervello e la più profonda ammirazione.

martedì 21 aprile 2009

Tenga duro prof. Hawking!

Oggi il geniale astrofisico Steven Hawking, affetto da una malattia neurodegenerativa incurabile, è stato ricoverato per insufficienza respiratoria all'ospedale di Cambridge. L'aggravarsi delle sue condizioni di salute nel tempo hanno fortemente condizionato le sue capacità motorie, impedendogli di parlare (Hawking comunica infatti con un computer dotato di sintetizzatore vocale) e di camminare, ma non di portare avanti le sue ricerche scientifiche, continuando a perseguire l'obiettivo di spiegare l'universo. Hawking, 67 anni, sposato e con tre figli, non si è mai occupato di psicologia, ma questo blog lo vuole ricordare come prova vivente di quanto sia grande la forza della volontà e dell'intelligenza umane. Guarda una recente videoconferza di Steven Hawking ai Ted Talks 2008: www.youtube.com/watch?v=Vw9VfHHJlV0

sabato 18 aprile 2009

L'omosessualità

Ogni società definisce e costruisce le sue classificazioni su che cosa rientri nella "normalità" e cosa invece se ne discosti. L'omosessualità è uno dei possibili orientamenti sessuali, ampiamente diffuso in numerose specie animali oltre la nostra. Tale inclinazione è stata vista nelle diverse epoche e civiltà in modo diametralmente opposto, come qualcosa di divino o di diabolico, di bieco o di spiritualmente elevato. E c'è stato anche chi l'ha considerata una malattia mentale. Sapete che l'Associazione Psichiatrica Americana ha tolto l'omosessualità dal DSM (il manuale diagnostico più diffuso al mondo che elenca tutti i disturbi psichiatrici) soltanto nel 1973?

FAHRENHEIT 451

Lo sapevate che l'ultimo rogo pubblico di libri nel moderno mondo occidentale risale soltanto a cinquant'anni fa? Nel 1956, infatti, un tribunale federale americano condannò lo psicanalista austriaco Wilhem Reich alla reclusione nel penitenziario di Lewisburg, in Pennsylvania (dove morì l'anno seguente) ordinando anche la distruzione di tutte le sue opere e dell'istituto di ricerca da lui fondato nel 1942 a New York. Ma chi era questo studioso e perché fece una fine tanto ingloriosa? Reich era un neuropsichiatra che fu anche allievo di Freud. S'interessò alla psicanalisi, ma formulò una sua teoria originale nella quale considerava la repressione sessuale, imposta dalla società autoritaria, la causa scatenante della nevrosi.

TEST DEL MAIALE

Fate questo piccolo test: è molto divertente! Si tratta di un test grafico per cui vi occorrono carta e matita. Non è necessario saper disegnare. Ai fini del test, non importa che il disegno sia bello, ma che sia spontaneo e fatto velocemente. Mi raccomando non barate e fate il test correttamente Prendete un foglio bianco e disegnate un maiale

Non scendete OLTRE PRIMA DI AVERLO DISEGNATO ! NON BARATE, NON VALE FINITO?

Il disegno del maiale serve da test di personalità.

Se lo hai disegnato:

  • Sulla parte superiore del foglio: sei positivo e ottimista.

  • Verso il centro: sei realista

  • Verso il basso: sei pessimista e hai la tendenza ad assumere un atteggiamento negativo.

  • Se il maiale guarda a sinistra: sei un tradizionalista, sei amichevole, ti ricordi facilmente le date : feste, anniversari…

  • Se il maiale guarda verso destra: sei un innovatore, sei attivo ma non hai un grande senso della famiglia e non dai molta importanza alle ricorrenze…

  • Se il maiale guarda dritto: sei diretto, ami essere l’avvocato del diavolo e non hai paura di affrontare le discussioni.

  • Se hai aggiunto molti dettagli: sei analitico, pazienze e comprensivo.

  • Se non ha dettagli: sei emotivo, ingenuo, non molto metodico e ti prendi molti rischi.

  • Se lo hai disegnato con meno di 4 gambe: sei esitante o meglio stai vivendo un periodo di grandi cambiamenti nella tua vita.

  • Se lo hai disegnato con 4 gambe: sei sicuro di te, ostinato e ti arrocchi sulle tue idee.

  • Se lo hai disegnato con più di 4 gambe: sei un idiota.

  • La dimensione delle orecchie indica la tua capacità di ascolto verso gli altri: più sono grandi, meglio è!

  • La lunghezza della coda: indica la qualità delle tue relazioni sessuali. Ancora una volta, più lunga è meglio è!!!

C'è qualcuno che ha dimenticato di disegnare la coda ??????

TEST DEL PIEDE DESTRO

Ed ora un piccolo test di coordinazione motoria... Questo vale la pena di provarlo, è incredibile... ma vero. Quello che segue è talmente curioso che mette a dura prova la nostra comprensione. Probabilmente proverete almeno 50 volte per vedere se riuscite a sbloccare il vostro piede. Ma non potrete!
Provare per credere…
  1. – Quando siete seduti alla vostra scrivania, alzate il vostro piede destro e fatelo ruotare in senso orario come a disegnare dei cerchi in aria.
  2. – Mentre fate i cerchi con il piede destro, disegnate il numero 6 nell’aria con la mano destra.Il vostro piede cambierà direzione!
  3. – Ve l’avevo detto … e non c’è nulla che possiate fare.
  4. – Inviate questo messaggio ai vostri amici … non ci crederanno mai, ma avranno il piacere di provarci …
  5. – Non dimenticate di girare il piede in senso orario !

TEST DI CALCOLO

Fate il seguente TEST, è veramente impressionante.
Per favore, fatelo con attenzione e fino in fondo, non è lungo.
Vi siete mai chiesti se le vostre capacità cognitive sono normali?
Bene, fate seriamente l’esercizio di calcolo e troverete la risposta !
Seguite attentamente le istruzioni e rispondete alle domande una per una e il più velocemente possibile, ma non andate avanti se prima di avere terminato la precedente.
Non è obbligatorio scrivere la vostra risposta.
Il risultato vi stupirà, è garantito !
FATE LA SOMMA DELLE SEGUENTI ADDIZIONI:
  • 15+6
  • 3+56
  • 89+2
  • 12+53
  • 75+26
  • 25+52
  • 63+32
Eh sì, è più difficile il calcolo, ma questo è il vero esercizio!
Coraggio!

  • 123+5

ADESSO PENSATE AD UN UTENSILE E AD UN COLORE

... ... ... ... ... ...

Avete pensato ad un martello rosso, vero ?

Se non è così, voi fate parte del 2% della popolazione la cui intelligenza è abbastanza duttile da pensare ad altre cose. Il 98% delle persone risponde ‘martello rosso’ se si da’ loro da fare questo esercizio…

TEST PERCETTIVO

Ecco un piccolo test percettivo.

Avete 10 secondi al massimo per farlo, altrimenti non è valido.

Controllate poi il risultato in basso. Contate il numero di ‘F’ nel testo che segue:

FINISHED FILES ARE THE RE-
SULT OF YEARS OF SCIENTIF-
IC STUDY COMBINED WITH THE EXPERIENCE OF YEARS

Fatto?

DOMANDA

Quante sono le F?

Tre?

Sbagliato, sono sei.

Non è uno scherzo !

Ritornate su e contate ancora !

SPIEGAZIONE Il nostro cervello non scompone la preposizione‘OF’.

La F di "OF" c'è, ma non viene percepita.

Incredibile, vero ?

Chi riesce a contare tutte e sei le ‘F’ al primo colpo è un genio,

quattro o cinque è piuttosto raro,

tre è normale.

Meno di tre, deve cambiare gli occhiali!

CRIMINAL MIND

AVETE UNA MENTE CRIMINALE? SCOPRITELO... E’ la storia di una ragazza. Ai funerali della madre, aveva scorto un ragazzo che non conosceva. Lo trovò fantastico, proprio l’uomo dei suoi sogni. E’ il colpo di fulmine, se ne innamora perdutamente. Qualche giorno più tardi, la ragazza uccide la propria sorella.

DOMANDA

Per quale motivo la ragazza ha ucciso la sorella ?

NON SCENDETE SUBITO più in basso per leggere la risposta. Riflettete prima di dare la vostra soluzione alla domanda.

RISPOSTA

La ragazza sperava che il giovane si sarebbe presentato nuovamente ai funerali.

Se avete risposto correttamente alla domanda, pensate come uno psicopatico. Questo test è stato utilizzato da un celebre psicologo americano per capire se una persona avesse o meno una mente criminale.

Un buon numero di assassini seriali sono stati sottoposto a questo test ed hanno risposto correttamente alla domanda.

Se non avete dato la risposta esatta – molto meglio per voi.

Se i vostri amici l’hanno data, vi raccomando di mantenere le distanze …

DEPRESSIONE

La depressione è un'alterazione marcata e persistente del tono dell'umore verso una tristezza monotona, cupa e profonda. Sintomi della depressione:
  • bassa autostima
  • insonnia
  • inappetenza
  • calo del desiderio sessuale
  • perdita progressiva d'interesse per la vita
  • forte senso di colpa
  • bisogno di autopunizione, "di farsi del male"
  • apatia, "non aver voglia di far niente"
  • perdita d'iniziativa e progettualità
  • difficoltà di concentrazione
  • fantasie suicide
  • desiderio di morire
Esistono vari tipi di depressione:
  • depressione reattiva, legata cioé a un evento concreto come la morte di una persona cara, una delusione d'amore, la perdita del lavoro, un trasferimento, una calamità naturale, un divorzio o la diagnosi di una malattia grave
  • depressione maggiore, non legata a un evento esterno concreto, insorge senza alcuna causa apparente e provoca una tristezza e un'apatia tali da resistere alle sollecitazioni esterne
  • disturbo bipolare,caratterizzato dall'alternanza di periodi di massima euforia e di totale malinconia senza che gli eventi esterni sembrino avere alcun ruolo in questi cambiamenti d'umore
  • depressione organica, legata cioé a una malattia, un'infezione, una disfunzione ormonale, come ad esempio l'arteriosclerosi, i tumori cerebrali, le paralisi progressive, ecc.
Esistono poi fasi del ciclo di vita in cui è più frequente l'insorgenza della depressione come ad esempio l'adolescenza, la vecchiaia e la menopausa. Un discorso a parte merita la depressione post partum. Occorre distinguere tra i vari stati emotivi puerperali:
  • Mothernal blues o Baby blues, legato allo stress e ai rapidi cambiamenti ormonali che caratterizzano il puerperio, si presenta con un senso di disagio, tristezza, ansia e crisi di pianto, compare tre-quattro giorni dopo il parto e può durare all'incirca due settimane, è molto frequente (quasi l'80% delle neo-mamme attraversa questo breve stato di malessere)e non necessita di farmaci o cure specialistiche
  • Depressione post partum, coinvolge appena il 10% delle neomamme, presenta sintomi più gravi e persistenti come disinteresse per il bambino, disperazione, senso di esaurimento,spossatezza, pianto inconsulto, apatia, inappetenza, disturbi del sonno, repentini sbalzi d'umore e paura di far male a se stessa o al bambino. Può durare da qualche settimana a un anno e necessita di un intervento specialistico come la psicoterapia, soprattutto per evitare ricadute. Nel caso in cui si voglia ricorrere anche a una cura farmacologica con ansiolitici e antidepressivi va ricordato che l'assunzione di qualunque psicofarmaco è incompatibile con l'allattamento al seno.
  • Psicosi post partum, è la forma più grave e più rara, riguarda soltanto una neomamma su mille e necessita di un intervento specialistico urgente che va dal trattamento farmacologico con ansiolitici e antidepressivi abbinanti a una psicoterapia fino al ricovero ospedaliero. I sintomi principali sono: confusione, insonnia, agitazione, disagio sociale, paranoia, allucinazioni e tendenze suicide o omicide verso il bambino.