Oggi si parla sempre più spesso di "disabili" o "persone diversamente abili" e, per fortuna, sempre meno di "handicappati". Ma il problema su come rapportarsi alla disabilità resta, soprattutto perché a costituire un handicap non sono tanto gli incidenti o le malattie, quanto piuttosto le persone - disabili e non - con i loro atteggiamenti, pregiudizi, opinioni, comportamenti.
Ciò di cui tutti - disabili e non - abbiamo bisogno è il rispetto ed è da questo che si deve partire nel rapportarsi alla disabilità.
Ecco alcune buone prassi da adottare per costruire un atteggiamento rispettoso:
- evitare atteggiamenti pietistici e compassionevoli. Essere compatiti non solo fa sentire in una posizione d'inferiorità, ma rappresenta anche un grosso ostacolo alla conoscenza dell'altro. Una modalità relazionale pietistica porta a una perdita di dignità reciproca e può far scattare reazioni di rabbia, rifiuto e ribellione in chi si sente commiserato per ciò che appare e non visto per ciò che è.
- evitare atteggiamenti invadenti o di curiosità morbosa. Ognuno di noi, disabile e non, ha bisogno e diritto al rispetto della sua privacy, oltre che alla libertà di scegliere a quali persone confidare aspetti riservati di sé e della propria quotidianità.
- saper aiutare. Per essere davvero d'aiuto a una persona disabile bisogna imparare ad aiutare con discrezione (cioè senza gesti esagerati e plateali), con rispetto (cioè senza prima aver chiesto al diretto interessato come vuole che lo si aiuti) e, soprattutto, con un atteggiamento di reciprocità (cioè lasciando aperta la possibilità relazionale che anche il disabile possa ricambiare ed essere d'aiuto a sua volta). La reciprocità rende le relazioni paritarie e libera da ruoli rigidi e prefissati, evitando al disabile la frustrazione di sentirsi una persona che prende, ma che non ha nulla da dare.
- rispettare le regole della vita civile. Non parcheggiare nei posteggi riservati ai disabili, non ingombrare i marciapiedi trasformandoli in percorsi a ostacoli e non ostruire gli scivoli d'ingresso per accedere agli edifici peggiorando la già vergognosa diffusione di barriere architettoniche sono gesti semplici, ma indispensabili per una convivenza civile.
- considerare l'autonomia come la capacità di organizzare e non tanto di fare le cose. Non bisogna infatti confondere autonomia con autosufficienza. Un disabile può essere non autosufficiente, ma ciò non toglie che si possa - e si debba - favorire il più possibile l'accrescimento della sua autonomia, intesa come responsabilità dell'organizzazione della propria vita, per cui è indispensabile il sostegno di una rete sociale nel proprio ambiente di vita.
- anche i disabili incontrano delle difficoltà nell'affrontare la propria disabilità. Essere consapevoli di questo deve aiutare i così detti "normali" a capire i problemi di accettazione e di ri-organizzazione della propria vita, la rabbia e la tristezza, l'atteggiamento vittimistico o di eccessiva dipendenza che un disabile può provare, inquadrandoli come momenti critici di un percorso di crescita e di adattamento creativo che richiede tempo, fatica e tanto sostegno.
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