venerdì 24 aprile 2009

IL CERVELLO E LA DONNA OGGETTO

Negli ultimi decenni, a partire dalle proteste femministe, c'è una critica diffusa verso il modo in cui i media rapprentano le donne. L'accusa è che pubblicità, internet, carta stampata e televisione offrano un'immagine eccessivamente sessualizzata e reificante (che lo trasforma cioé in un oggetto) del corpo femminile, che mostra la donna come una cosa anziché come una persona. Recentemente, una ricercatrice americana, Susan Fiske, ha confermato in sede sperimentale la fondatezza di queste critiche. Questa studiosa ha infatti condotto un esperimento nel quale venivano mostrate foto di uomini e donne, sia vestiti che seminudi, a un gruppo di persone la cui attività cerebrale era monitorata con la risonanza magnetica funzionale (ovvero quella tecnologia capace di "fotografare" in immagini tridimensionali le variazioni di irrorazione sanguigna delle diverse aree del cervello). Normalmente quando osserviamo altri esseri umani nel nostro cervello si attivano delle aree particolari legate al processamento degli input umani che segnalano il riconoscimento del nostro simile e sentimenti "sociali" come ad esempio l'empatia. Quando guardavano foto di donne seminude, negli uomini eterosessuali partecipanti a questo esperimento si "accendevano" invece aree cerebrali legate alla manipolazione degli utensili. Questa reazione era tanto più marcata, tanto più era elevato il loro livello di sessismo, valutato attraverso un apposito questionario somministrato prima dell'inizio dell'esperimento. Un simile dato non fa che sostenere il buon senso dando prova di quanto siano pericolosi gli effetti dell'attuale rappresentazione mediatica femminile che porta a una deumanizzazione delle donne e molto spesso anche delle bambine, parimenti (s)vestite e atteggiate in modo sempre più provocante ed esplicito da oggetto-del-desiderio. Occorre fare molta attenzione perché la reificazione delle persone denota un atteggiamento psicologico fortemente discriminatorio fondato sul peggiore dei pregiudizi: considerare l'altro come non-umano. La storia ci insegna quanto questo pregiudizio fosse radicato nella percezione dei persecutori di persone appartenenti ad altre culture o religioni. Gli africani non erano considerati esseri umani dagli schiavisti, così come non lo erano gli indios da parte dei conquistadores, o gli ebrei dai nazisti e sappiamo quanto l'elenco potrebbe essere lungo. La buona notizia però è che il sessismo, come ogni altra discriminazione, è un prodotto culturale che i media, quali strumenti creatori e diffusori della cultura, oltre alle agenzie educative, possono attivamente influenzare e modificare.

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